domenica 4 dicembre 2011

DAVVERO?? Intervista a Paola Barbato


Mentre, tardivamente, segnalo QUI una bella intervista al sottoscritto da parte de Lo Spazio Bianco, vi presento un "botta e risposta" con Paola Barbato. Scrittrice, sceneggiatrice, ospite da Antani Comics svariati anni fa, quindi ideatrice della storia dell'albetto di Dylan Dog per Narnia Fumetto 2009 e finalmente presente alla manifestazione umbra nel 2011, ha da poco lanciato una interessantissima operazione: DAVVERO.

Paola Barbato, saltiamo i convenevoli: il grande pubblico ti conosce come scrittrice, in particolare di Dylan Dog, oltre che di narrativa.
Ci spieghi cosa è il DAVVERO, che da poco ha visto la luce, con un grande successo, su internet?
"Davvero" è una cosa strana. E' nato come un'idea, un principio, il principio che finché non si prova a fare una cosa non si può dire se funzioni oppure no. Da ragazza leggevo "Candy Candy" e "Il giornalino", mi piacevano le storie romantiche e crescendo ho iniziato a leggere anche alcuni manga, gli shojo o i josei (ho imparato solo ora le definizioni giuste). Quando i fumetti ho iniziato a scriverli mi sono accorta che in Italia un prodotto così non esisteva proprio. Se volevi leggere storie di vita vissuta ambientate in Italia potevi serenamente spararti, se invece volevi leggere vicende romantiche, intimiste o emotive dovevi andare a cercarle nelle pieghe di alcune serie, da "Dylan Dog" a "Gea", da "Julia" a "Lazarus Ledd". Ma erano proprio scampoli. Mi sono chiesta perché. In Italia il fumetto giapponese ha un grande seguito e sono molte le storie ambientate nella quotidianità ad essere amatissime. Un altro esempio a cui a volte avvicinano "Davvero", ma che per me è assolutamente un parallelo troppo alto, è "Strangers in paradise" di Moore. Perchè non provarci anche noi? Così ho proposto un soggetto a varie case editrici (Bonelli esclusa) e c'è stata una levata di scudi: un fumetto di questo genere (QUALE genere? Ancora non s'è capito) in Italia non funziona. Non va. Non ha pubblico. Ma come? Proprio gli innovatori (o quelli che si dichiaravano tali) non volevano nemmeno tentare? Così ho deciso di provarci io, volevo vedere, volevo capire: questo pubblico c'è o non c'è? Il solo posto dove potevo fare questa prova in tempi brevi e con feedback immediato era il web. Ovviamente non potevo provarci da sola, avevo bisogno di disegnatori. Non potevo pagarli, quindi ho ragionato: quante tavole possono essere sufficienti per la narrazione di un episodio senza sfociare nello sfruttamento? Insieme a Matteo Bussola, il mio compagno e disegnatore dell'episodio 1, abbiamo stabilito che 6 tavole potevano andare (anche se per me iniziare e concludere un episodio in 6 tavole significava far saltare tutti i miei parametri di narrazione, ritmo, scansione degli eventi). A questo punto ho pubblicato un bando, ho offerto la visibilità e il richiamo che il mio nome poteva avere (poco o tanto che fosse) in cambio di 6 tavole. Le cose sono state subito chiare: non c'erano soldi, ma le tavole restavano ai disegnatori che potevano farne l'uso che volevano e il loro nome sarebbe stato pubblicizzato al massimo nel progetto. Sono arrivate ad oggi circa 200 prove (e continuano ad arrivare). Subito anche alcuni colleghi si sono offerti, e a loro ho deciso di affidare le puntate a partire dalla 14, quando cioè, il progetto si sarebbe retto sulle proprie gambe senza facili richiami a nomi noti. La terza colonna della serie è stato Oscar Celestini, amico di vecchia data, che si è offerto di occuparsi dei colori. Poi di coloristi ne sono arrivati altri, alcuni inesperti, altri navigatissimi: il progetto li incuriosiva e volevano farne parte. Infine Manfredi Toraldo, anche lui incuriosito, si è proposto per il lettering. Così, piano piano, nell'arco di due mesi si è creata una squadra, ma una squadra vera, all'americana, dove tutti sono in contatto con tutti, tutti vedono le cose di tutti, tutti danno una mano a tutti. "Davvero" non è più solo un progetto mio, è diventato un esperimento condiviso in cui tutti danno una mano. Raccontiamo un anno di vita di Martina, diciannovenne bresciana sempre vissuta nell'agio e nella bambiagia che, senza colpi di scena eclatanti o improbabili drammoni, esce di casa improvvisamente per affrontare, del tutto impreparata, la Vita Reale. L'autonomia, il lavoro, i soldi, la condivisione degli spazi, imparare che i tuoi parametri non sono un dogma assoluto, capire i tuoi limiti e scoprire le tue capacità, il coraggio, il dolore, l'amicizia, l'amore. Come nella vita normale, la vita di tutti.

Lamentavi su FB "E' incredibile quanto "Davvero" dia fastidio. Mai vista una cosa simile". Cosa intendevi?Mah, ci sono state reazioni drammatiche già quando "Davvero" era solo un'idea. Diversi colleghi mi hanno scritto cercando di dissuadermi, dicendo che non ero "seria", non ero "professionale", che non potevo affidarmi a disegnatori poco esperti e che avrei dovuto chiedere solo la partecipazione a colleghi navigati. In questo modo però gran parte dell'idea base del progetto sarebbe saltata. Perché questa era un'occasione perfetta per dare spazio a disegnatori nuovi, se si fanno lavorare sempre i soliti noti o si aspetta che un disegnatore sia diventato un professionista affermato prima di dargli visibilità non si va molto lontano. Una volta che il progetto si è evoluto allora in molti sono entrati a gamba tesa sulla questione "soldi", cercando di farmi passare per una sfruttatrice. Ma i ragazzi sono adulti e vaccinati, sapevano che quelle sei tavole non gli avrebbero fruttato soldi ma solo visibilità, ed è abbastanza offensivo affermare che siano stati circuiti. Del resto neanche io ci guadagno nulla, in questa fase tutto in "Davvero" è gratis, compresa la app che dalla puntata 6 verrà resa disponibile e scaricabile per Iphone e Ipad. In compenso hanno avuto tutti quanti il tempo che volevano per consegnare, ci siamo accordati in anticipo sulle disponibilità e sui tempi, nessuno è stato forzato a lavorare velocemente. Ci sono i mostri che consegnano praticamente subito, come Walter Trono, e quelli che hanno bisogno di un paio di mesi. C'è una bella differenza con chi ti chiede di fare un numero mostruoso di tavole in tempi strettissimi e ti paga una miseria (per poi guadagnarci). Se anche solo uno dei ragazzi trarrà giovamento (o troverà lavoro) grazie all'esposizione avuta attraverso "Davvero" io sarò ben felice. Le critiche comunque mi sono arrivate solo dal mondo del fumetto, da colleghi conosciuti e non, tutti inalberati come se avessi rubato loro qualcosa (magari ho solo fatto qualcosa che loro non hanno avuto il coraggio di fare, o che a loro è andato male). Ma non vedo dove stia il furto nell'avere prodotto gratis qualcosa che in Italia non c'era, l'ho fatto per principio e per passione, insieme a delle persone che si sono offerte di lavorare con me e che hanno abbracciato (stretto) l'esperimento. Dove sta la lesa maestà? Non sarebbe più semplice dire "non mi piace, non lo leggo" senza inutili dietrologie? Io loro non li leggo, potrebbero semplicemente ricambiare il favore. :)

Beh... cosa ti aspettavi? Conosci un po' l'ambiente? Quanto durerà la serie? Quale è l'obiettivo che vi siete prefissati?
Mah, magari dagli amici mi sarei aspettata un "in bocca al lupo" tipo dieci giorni prima dell'uscita. Ma sono un'ingenua.
Non ci siamo prefissati nulla, per ora. Le puntate in lavorazione attualmente sono altre 29, in fase di assegnazione fino alla 50. Ma non c'è nulla di scritto, nulla di stabilito, navighiamo a vista e ce la stiamo godendo tutta. E' un'esperienza davvero bella di pura passione e voglia di fare. Il resto, se verrà, sarà ben accetto, ma per ora non ci pensiamo.

Se arrivasse un editore con la giusta proposta? Qualcuno si è fatto vivo?
Sì, qualcuno si è fatto vivo, ma c'è tempo. Per ora "Davvero" ha un suo percorso sul web, e intendo seguirlo. Ci sarà un momento per pensare -eventualmente- a pubblicare, ma prima voglio capire BENE se questo progetto ha raggiunto dei risultati. E per questo ci vuole pazienza, obiettività e tempo.

Ti ringrazio per la disponibilità e la completezza delle risposte.
In bocca al lupo!

2 commenti:

  1. Gli adolescenti con problemi mi sono sempre stati sulle scatole, ho sempre trovato ridicola la letteratura che ne parla come vittime di problemi insormontabili (anch'io da adolescente ho avuto le mie brutte giornate, ma poi passavano) e quindi avevo bellamente ignorato il progetto davvero, complice anche un inusuale silenzio stampa sui siti che gli avevano solo dedicato un trafiletto.
    Poi ho letto la critica di Francesco e mi son trovato ad appassionarmi ad una storia a cui ora auguro le migliori fortune.

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