mercoledì 4 marzo 2015

Il mestiere della fiera

Alcuni mesi fa, mentre ero ad una piccola fiera, scrissi alcune riflessioni su cosa significa "fare" fiere.
Visto che, tra un mesetto, inizierà un incredibile rush di mostre mercato (cinque manifestazioni in sette fine settimana!) ho deciso di postarlo.

Partendo dal presupposto, che molti - per svariati motivi - ignorano, che chi vende in fiera, in larghissima maggioranza, non ha una fumetteria, approfitto di queste righe per parlare del mio "secondo lavoro": vendere in fiera, appunto.


(fa sempre bene ricordarlo: qui le fiere da NON fare!)


Gennaio 2002, Arezzo, col debutto ufficiale
di Antani Comics ad una fiera.

Faccio fiere dal 2002. Iniziai con tre metri, divisi a metà con un amico ad Arezzo a gennaio di quell'anno, per poi prendere mano a mano stand più grandi.
Ora sono ad oltre centodieci fiere.

Fare l'espositore, come dicevo, è un lavoro diversissimo da quello del negoziante.
Per molti motivi.
Un conto, infatti, è avere un posto fisso, in cui vendere, con una tua clientela, che fidelizzi ed abitui a trovare determinate cose, e con la quale stabilisci un rapporto.
Un altro è andarsela a trovare, la clientela, in posti sempre diversi.



Nel primo caso, devi lavorare nel medio/lungo periodo. Se fai mostre, invece, il lavoro "sul campo" si basa sul breve.

In questo caso, infatti, devi imparare a conoscere le varie fiere, a rischiarne di nuove, a tagliare quelle che non rendono. Sottolineo, visto che siamo in tanti a lamentarci, ma in pochi a farlo realmente: tagliare quelle che non rendono.

Ma fare fiere non è solo avere un "banco": è avere un magazzino nel quale organizzare il materiale, depositare gli acquisti, lavorarli e prezzarli, organizzarli.

Per questo è difficile trovare chi fa fiere ed ha il negozio nello stesso momento: perché sono entrambi lavori che richiedono molta cura. La libreria pretende che tu offra un servizio, stando aperto il più possibile - soprattutto nei fine settimana, quando si lavora di più, ma quando ci sono anche le mostre - sistemando novità e lasciandoti poco tempo libero.

Le fiere, invece, essendo nel fine settimana, richiedono meno tempo come lavoro sul campo, ma ti richiedono anche loro un duro lavoro di preparazione ed organizzazione. Quello che voi vedete durante una manifestazione, lo stand, è solo il punto di arrivo di un impegno continuo.

Il negozio richiede un investimento iniziale, magari da "aggiornare" nel tempo, per librerie ed espositori, che rimangono fissi. La fiera comporta una organizzazione diversa, con scaffali componibili e scatole di cartone (ottime quelle W.R., le consiglio), che si usurano e vanno cambiati di tanto in tanto.

Ma, soprattutto, la fiera ha rischi diversi.
Il negozio, bene o male, una volta avviato, ti da un rendimento fisso. Sicuramente ci sono momenti di alti e bassi, ma negli anni puoi contare su un certo fatturato.

La fiera no. Di volta in volta, o anche da un anno all'altro la stessa manifestazione, l'incasso può variare moltissimo. Dipende da tanti fattori: dal materiale che porti, dall'intelligenza dell'organizzazione che, magari, raddoppia gli espositori da una edizione all'altra: e con più concorrenza c'è meno incasso. Dipende dal tempo: se piove, magari le persone non vengono. Da rincari del biglietto, dalla presenza o meno di motivi di interesse (concerti, autori, mostre). Dalla pubblicità. Dalla posizione in cui ti mettono, che magari e per motivi incomprensibili, varia di volta in volta.

Insomma: fare fiere, è tutto tranne che facile.

Mi torna in mente una notizia dello scorso anno, che all'epoca non commentai: Milehigh Comics, storico e colossale fumetteria statunitense, abbandona il San Diego Comicon dopo quarantadue anni.

Seguendo il link, trovate un bel pezzo in proposito.



Le criticità che hanno portato l'immenso ed importantissimo negozio statunitense, ad autoescludersi dalla manifestazione, sono diverse, ma parallele, a quelle per le quali, da anni, critico l'approccio di editori e distributori rispetto alle mostre nostrane: non pubblicità, non lancio di prodotti, ma mera speculazione, al fine di realizzare il maggior fatturato possibile, fregandosene (e questo vale per molti, ma non per tutti) di quante vendite possano essere sottratte alle fumetterie o agli altri espositori della fiera. Insomma: una sorta di concorrenza sleale, tra fornitori e venditori al dettaglio.

Cosa della quale non può sicuramente giovarsi il mercato.

Dopo il link di inizio post, "rubato" dall'ottimo ComicsBlog, qui trovate il testo integrale della newsletter diffusa da Milehigh Comics.

Sarà interessante seguirne gli sviluppi...




Intanto, sul nostro sito, www.antaninet.it, trovate l'elenco di tutte le fiere, sia quelle passate, che quelle a cui saremo durante quest'anno.

4 commenti:

  1. Domanda, o meglio curiosità da 'gnurant.

    Ma non conviene in certi casi fare la fiera chiudendo il negozio in quei giorni ?
    Ovviamente certi costi (affitto) si pagano anche chiuso, ma si possono dedicare tutte le risorse per la fiera senza magari pagare altre persone per operare contemporaneamente o senza rinunciare alla fiera.
    Questo immaginando che economicamente convengano le vendite in fiera piuttosto che quelle "occasionali" nel negozio e ipotizzando che i clienti abituali non si facciano un gran problema a non passare in negozio quel fine settimana.

    Grazie.

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  2. ciao!
    No.
    tre motivi:
    -peggiori il servizio al cliente fisso;
    -perdi le vendite occasionali senza una vera ragione, perché (e qui c'è il terzo motivo);
    -non ha senso perché non ti porti in fiera IL NEGOZIO.

    in fiera porto tipo un 5% di quello che ho... ma selezionato.

    grazie

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  3. I motivi per cui Chuck di MHC ha venduto meno rispetto agli anni precedenti sono vari e non credo siano tutti applicabili alla situazione italiana. 1) San Diego ormai è una fiera dell'entertaiment e non dei comics, per cui gli interessati ai comics sono diminuiti; 2) MHC è un negozio che vende quasi esclusivamente single issues alle fiere, mentre la gente ormai si è spostata sui tpb e gli omnibus. La questione delle copertine speciali non credo sia il problema principale delle vendite in fiera, dato che ormai i floppies da anni (tranne rari casi) vendono una miseria, figuriamoci le back issues. Ciò che si cerca sono pochi numeri chiave con le 1st app del tal personaggio rivalutato dal film in corso, con tonnellate di carta che invece giacciono nei quarter bin. Un saluto

    ps. Ovviamente Chuck tornerà a San Diego l'anno prossimo, la questione sollevata era solo per far "smuovere" un po' le acque.

    Andrea

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    1. si, ne sono venuto a conoscenza solo dopo il pezzo. Francamente, penso che la situazione italiana sia ben più grave: ma tanto non interessa né l'informazione ufficiale, né le fumetterie, che alla fine ben poco fanno per coalizzarsi...

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