giovedì 16 aprile 2015

Tex: Patagonia a Terni! Intervista a Pasquale Frisenda

Sabato prossimo 18 aprile, alle ore 16, ospiteremo Pasquale Frisenda, che presenterà l'edizione Bao Publishing del texone "Patagonia", scritto da Mauro Boselli.

Abbiamo approfittato dell'occasione per intervistarlo.





-Ken Parker, Magico Vento, Tex: una carriera nel western. Cosa c'è nel tuo presente?
E nel futuro?
Ora sono al lavoro su un albo della collana "Le Storie" della Sergio Bonelli Editore, scritto da Tito Faraci. La storia è ambientata in Russia, all'epoca del ritiro dell'esercito di Napoleone da quelle terre, e farà leva sui racconti tradizionali e sul folklore di quel paese. E' una storia in cui credo e verso cui mi sto impegnando molto nella realizzazione delle tavole, che saranno tutte realizzate in mezzatinta, per tentare di suggerire al lettore l'idea del terribile freddo sentito dai personaggi protagonisti. Nel futuro ci sarà ancora "Tex", e quindi ancora western (un genere che amo, e che trovo inesauribile per la quantità di storie e suggestioni che riesce ad offrire), ma non solo: ci sono altri progetti, e almeno due di questi mi stanno molto a cuore. Però direi che ora è troppo presto per parlarne.

-Patagonia: è ritenuto uno dei migliori Texoni degli ultimi anni.
Quanto lavoro di documentazione ti è costato?

Il lavoro di ricerca di documentazione per il Texone che ho realizzato è stato lungo e di certo non facile, ed è durato tanto quanto il tempo che ho impiegato a disegnarlo, cioè circa tre anni. Man mano che andavo avanti e che entravo con la testa nella storia scritta da Mauro Boselli (una delle sue più emozionanti e riuscite, dal mio punto di vista), riuscivo a capire meglio quel mondo e alcuni aspetti che lo caratterizzavano, sia nelle abitudini di quei popoli che nell'aspetto iconografico, e quindi mi sono preoccupato anche di ritornare su tavole già completate e consegnate per correggerle e arricchirle (a volte rifarle da zero). Ho cercato in tutti i modi di non deludere Sergio Bonelli e Decio Canzio, che mi hanno concesso una fiducia tutt'altro che scontata in quegli anni, oltre che di reggere il confronto con la storia che Boselli stava architettando pagina dopo pagina. "Patagonia" è stato un lavoro davvero importante per me, a cui mi sento molto legato e ne parlo sempre con una certa emozione. E' stato un periodo di lavoro, quello, davvero faticoso, ma anche entusiasmante per il sottoscritto: solo il fatto di sapere che ogni tavola consegnata veniva giudicata da Sergio Bonelli mi ha spinto a tentare di dare il meglio di quello che potevo dare in quel periodo, dalla prima all'ultima tavola di quel volume.

-Noto spesso che posti sul tuo profilo FB foto e commenti sui fumetti che ti piacciono. Cosa hai letto di recente che ti è piaciuto? E grandi classici del passato?
Segnalare i lavori (e a volte anche aneddoti sulla loro vita) dei disegnatori che per me sono stati importanti nel mio percorso professionale è un modo, per me, di tentare in qualche modo di "sdebitarmi" con persone che mi hanno dato davvero moltissimo, in fatto di emozioni e pensieri. Spesso questi autori sono anche stati fondamentali per la storia del fumetto e del suo sviluppo culturale e narrativo, e se capita che alcune persone (giovani o meno) ne vengano a conoscenza proprio dal profilo in Fb, a me può fare solo piacere. Tento di leggere un po' di tutto e di guardare a più scuole di fumetto, anche se ho le mie preferenze, ovviamente. Di recente, ad esempio, sto rileggendo l'opera di due maestri del fumetto italiano, Attilio Micheluzzi e Dino Battaglia, ma una storia letta di recente che mi ha molto sorpreso è stata una dedicata al personaggio di Superman, scritta da Grant Morrison e disegnata dal bravissimo Frank Quitely.

-Cosa non ti piace nel mondo del fumetto di oggi?
Non saprei dire... alcune cose sono moto valide, altre meno, ma questo è ovvio ed è sempre accaduto.
Forse comincia a sentirsi la mancanza di un livello autoriale che abbia delle capacità narrative in grado di rinnovare o allargare i confini del fumetto come mezzo narrativo, cioè quello che è capitato spesso in passato. Una ventina d'anni fa, ad esempio (tra i primi anni '70 e la fine degli anni '80), si è mossa nel nostro settore una generazione di autori che aveva un background, di talento ma anche umano (e per umano non intendo caritatevole ma di esperienza di vita vera, non filtrata attraverso degli schermi), davvero enorme. Sono confluiti nel mondo del fumetto gente come Pratt, Battaglia, Micheluzzi, Giardino, Toppi, D'Antonio, Magnus, Serpieri, Milazzo, Font, Bernet, Segrelles, Corben, Eisner, Kirby, Crumb, Spiegelman, Moebius, Druillet, Caza, Bilal, i due Breccia, Giménez, Munoz, Mandrafina, Lopez, Altuna, Oesterheld, Trillo, Abuli, Berardi, Castelli, Sclavi, Nolitta, Gaiman, Moore (e se ne potrebbero aggiungerne molti altri). So che alcuni di questi lavorano ancora, ma diciamo che le cose per cui sono conosciuti sono altre da quelle più recenti.
Sia nel fumetto "d'autore" che nel fumetto "popolare" c'era insomma un fermento creativo enorme, ma un fermento creativo VALIDO, che si è rivelato tale con i fatti, non a parole. Oggi ci sono di certo tanti talenti in circolazione, questo è certo, non so se si sta facendo qualcosa paragonabile a quello che sono riusciti a fare le persone citate sopra.
Quando ho iniziato a muovermi nel mondo del fumetto (una ventina di anni fa, appunto), c'era una base di autori (disegnatori e sceneggiatori) che lavorava costantemente eseguendo un lavoro assolutamente dignitoso; c'erano poi tanti disegnatori mediocri o pessimi, è normale, ma c'era anche una "cima" formata, a mio avviso, da gente del livello davvero alto, come quelli già citati (e solo il lavoro parlava per loro. Il loro valore era li, non attraverso mille chiacchere). Ora a me sembra che quella "cima" sia scomparsa. E' solo un discorso legato al sense of wonder che si ha da giovani? Non ne sono molto sicuro, perché anche nel mondo del cinema, della musica e della narrativa è sensazione diffusa che c'è un'assenza di cose valide (non mancano, intendiamoci, ma sembrano eccezioni, insomma). C'è molta più apparenza è meno sostanza, per dirla in maniera semplice.

-Bonelli sta cercando di - perdona il termine banale - "modernizzarsi" negli ultimi anni.
In cosa dovrebbe farlo, e in cosa no, secondo te?
Che si tentino cose nuove per cercare di restare al passo con i tempi è una cosa lecita, ovviamente, ma a mio modo di vedere una casa editrice come la Sergio Bonelli Editore, che ha una decennale identità così delineata e concreta, dovrebbe puntare proprio su quello, sulla sua identità, e non, forse, scimmiottare altre scuole di fumetto, cosa che ho visto che accade e che potrebbe farle perdere riconoscibilità, ed essere, a conti fatti, né positiva né produttiva.

Ci vediamo sabato!

Per info e prenotazioni: 0744.471523; info@antaninet.it


Pasquale Frisenda - bibliografia per Sergio Bonelli Editore: Magico Vento 4, 8, 14, 19, 24, 31, 38, 45, 53, 62, 75, 82, 91, 98, oltre alle copertine della serie dal numero 32 al 75; Tex 635, 636, Speciale 23.
Qui, invece, la bibliografia completa.

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