mercoledì 13 maggio 2015

Questione di Stile

di Fabio Volino


Non mi considero un passatista, non sono una di quelle persone che a ogni piè sospinto esclama, come trascinato da una forza superiore, "si stava meglio quando si stava peggio!". Certe volte però mi verrebbe voglia di farlo.

Il panorama del fumetto - sia italiano che americano - è alquanto variegato e comprende le più svariate personalità, qualche laureando in sociologia potrebbe pensare di farne una tesi... anzi, di sicuro c'è n'è già qualcuna in giro. Una caratteristica tuttavia accomuna una parte di queste personalità: dicono la loro su tutto. Il che, intendiamoci, da un punto di vista ideale è un bene, e talvolta mi dà modo di riflettere su certe tematiche in maniera non banale e retorica. E poi ricordate tutti cosa diceva quel bravo ragazzo di Voltaire, no?

Solo che a volte - anzi, non a volte, sempre - le parole che vengono dette e ancor più scritte hanno delle conseguenze. Conseguenze che si potrebbero evitare con facilità. Penso sia ormai un appuntamento consueto, e non so se ritenere la cosa un po' triste: la domenica, prima di metterci a letto, pensiamo "Chissà quale futile polemica ci sarà nel mondo del fumetto la prossima settimana?". Non c'è pausa, non c'è un attimo di respiro. Un giorno è come viene disegnato il lato B di una supereroina; un altro giorno è un rancore - strettamente personale - che sussiste tra due soggetti ma che per ignoti motivi, forse non del tutto ignoti a dire il vero, diventa di dominio pubblico; un altro ancora è la polemica strumentale attizzata da (inserire categoria a caso).

Triste, ho detto. Preciso che io non faccio parte dell'ambiente, io sono un semplice lettore che percepisce la realtà delle cose secondo la sua personale, e dunque fallibile, opinione attraverso lo schermo di un computer. Solo che a volte, quando incappo in una di queste sterili discussioni (va da sé, nel variegato mondo dei social network), la prima cosa che viene da chiedermi è: "Ma non hanno un telefono o un cellulare? Così fanno prima". Ci sono volte in cui è giusto smettere di parlare attraverso mail o chat, anche il più inesperto di comunicazione capisce quando una vicenda sta per prendere una brutta piega, e sollevare la metaforica cornetta per chiamare il diretto interessato. Non ci si fa brutta figura, a mio avviso. Si potrà trovare un accordo, si potrà rimanere in totale dissenso, ma si è parlato con una voce reale, non con una immagine virtuale di una persona filtrata dalla nostra personale, e dunque fallibile, opinione. Invece no, si continua e si creano pure gli schieramenti. E chi sta da una parte scrive le sue ragioni, chi sta dall'altra controbatte. E si gira in tondo, in tondo, in tondo, fino a non approdare ad alcuna sponda di razionalità.

Obiezione: ma guarda che non c'è un obbligo di legge di seguire queste polemiche, puoi scrollare in basso col mouse. Verissimo. Tuttavia il fatto che io non le noti o le eviti, non cancella la loro esistenza, la loro sterilità. Non cancella la tristezza. Se poi queste polemiche come un virus si replicano manco fossero i Gremlins dopo aver mangiato dopo la mezzanotte...

E quindi, si stava meglio quando si stava peggio? In questi ultimi anni il mondo del fumetto ha dovuto dire addio a importanti personalità, personalità che io ho sempre associato a una immagine di correttezza e straordinaria professionalità. Sto parlando, ad esempio, di Sergio Bonelli, Decio Canzio o Maria Grazia Perini, persone che non ho mai visto coinvolte in queste polemiche sterili. Potremmo trovare tante ipotetiche motivazioni per questo, ma con i se e con i ma non si arriva da nessuna parte. Qualcuno potrebbe anche ribattere in questo modo: lo credo bene che non li hai mai visti coinvolti, anche solo fino a 10 anni fa Internet in Italia non era così diffuso e nessuno sapeva cosa fossero i social network, chi ti dice che non abbiano mai partecipato a una di queste polemiche sterili? Vero pure questo, in effetti. Però... qualora anche fosse stato così, la polemica sarà rimasta nella loro sfera privata senza coinvolgere soggetti estranei come (mi rendo conto che magari è un pensiero sbagliato) dovrebbe accadere in un mondo normale.

Aggiungo, il fatto che esista Internet non autorizza automaticamente (anche questo è forse un pensiero sbagliato, e chiedo scusa) chiunque a mettere in piazza ogni presunto, e sottolineo presunto, torto o rancore che possa aver ricevuto. Ma allora dovremmo stare tutti zitti, in ogni caso? Certo che no, chiunque ha il diritto di dire la sua su ogni cosa (vado bene così, Francois-Marie?), quello che conta è come lo si dice. E non si può negare come certi fatti che colpiscono la vita privata di uno scrittore o un disegnatore possano avere anche una rilevanza pubblica (vedi il recente caso Corriere della Sera/Charlie Hebdo/Vignette "rubate"), quindi pareri e commenti non banali, non urlati se mi passate il termine, su queste vicende aiutano anche a capire meglio la realtà che ci circonda. 
Ognuno di noi grazie al cielo è diverso: c'è chi reagisce con pacatezza, chi grida e sbraita, chi infine si tiene sempre fuori da simili, sterili discorsi intervenendo solo qualche tempo dopo con pensieri illuminanti. La mia stima e il mio rispetto vanno a questa ultima categoria.

Insomma, alla fine rimane sempre e comunque una questione di stile.

Fabio Volino

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