venerdì 15 gennaio 2016

Di Angouleme, donne, discriminazioni e premi

E' notizia vecchia, quella dell'esclusione delle donne dalle nomination per quello che è tra i più importanti riconoscimenti del mondo del fumetto, ovvero il Grand Prix di Angouleme.

Preso da altre cose, non ho avuto il tempo di dire la mia.

Mi permetto di farlo ora.




Le donne, nel mondo del fumetto, sono scarsamente rappresentate?

Due dati sui più importanti premi italiani:
Gran Guinigi 2015: nominati 40 uomini e 5 donne;
Micheluzzi 2015: nominati 63 uomini e 6 donne.

Sicuramente le autrici sono in numero minore, rispetto agli autori.
Raramente occupano posti di primo piano, come in quasi tutti gli ambiti della vita civile.
E, mi sento di dire, sicuramente non per questioni di merito.
E questi sono dati abbastanza ovvi.

Ma l'attaccare una manifestazione come quella di Angouleme per non aver citato donne tra i candidati al premio, ha senso? Come si pensa che la questione sia stata posta, tra gli organizzatori: "non candidiamo donne perché non le vogliamo" oppure: "uh... ci siamo dimenticati di candidare donne"?

Nel primo caso, ci troviamo di fronte ad una scelta diretta: scegliamo le nomination, e volontariamente evitiamo di mettere in lista le autrici.
Nel secondo caso, c'è forse una obbligatorietà di quote rosa, in questi premi?

E allora chiediamoci: ci sono autori musulmani, neri? Sono rispettate tutte le etnie, le minoranze?

La polemica mi sembra pretestuosa: non c'è stata alcuna volontà di escludere alcunché. Semplicemente, nel fare la lista, non sono evidentemente usciti nomi femminili.

Il perché - posso ipotizzare - è legato al fatto che una forte presenza femminile, nel mondo del fumetto, è legata agli ultimi anni, un decennio o poco più, probabilmente: quindi, tutti noi, nel fare una lista dei "migliori fumetti mai letti", tanto per fare un esempio, probabilmente tireremmo fuori tutti titoli fatti da uomini. O quasi.

La cosa è grave? No, di per sé.
Perché, banale ma vero, non credo che ci sia bisogno di fumetti fatti da donne (o da uomini): c'è bisogno di buoni fumetti. E lo stesso vale nella vita civile, nella politica, nel mondo del lavoro.

Per questo trovo che la questione sia pretestuosa, perché è penalizzante per le donne pensare a una sorta di "quota rosa" anche nella scelta dei candidati per i premi.

Le polemiche, riserviamocele per le battaglie buone da combattere: ricordiamoci che, solo pochi mesi fa, ci si lamentava delle modalità discriminatorie, farraginose e penalizzanti, con le quali Lucca Comics concede (concedeva?) il pass agli autori.

Questo si, che è discriminatorio: per uomini e donne. Per tutti gli autori e gli addetti ai lavori.

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