mercoledì 28 settembre 2016

LuccaComics mette gli autori al Bar (o in un Caffé!) - parte 2: dice la sua Elena Casagrande

Abbiamo parlato della situazione dell'Artist Alley (d'ora in poi A.A.) di Lucca Comics 2016.
Fabio D'Auria, colorista e disegnatore, ha gettato il sasso nello stagno: "Ieri, 22 settembre la segreteria ci ha comunicato che la Comics artist area è stata ricollocata nella caffetteria di Palazzo Ducale".
Con soli quaranta giorni di anticipo, gli autori che avevano fatto domanda per l'A.A. sono stati informati della collocazione nella caffetteria di Palazzo Ducale.
Un posto probabilmente meno idoneo di un padiglione vero.

E ci tengo a precisare:  quando parlavo di "bar", visto che qualcuno ha commentato in tal senso, intendevo solo porre l'accento sulla inidoneità della location: perché - da quanto comunicato da Lucca Comics stessa - sembrava trattarsi di una vera caffetteria, non di una "ex caffetteria", o di "un locale con quel nome". Ed è possibile venirne a conoscenza direttamente dal sito di Palazzo Ducale: "Caffetteria interna accessibile agli utenti di iniziative e servizi del Palazzo Ducale": volendo essere puntigliosi, un locale che una volta era una caffetteria, e che tornerà ad esserlo durante Lucca Comics. Questo, almeno, quello che si scopre chiamando Palazzo Ducale.

Oltretutto, pure a parità di costi, per gli autori.


In proposito, ieri sera abbiamo rivolto qualche domanda ad Elena Casagrande, già disegnatrice di Star Trek, Doctor Who e Suicide Risk.

Elena, la tua opizione sulla questione dell'Artist Alley?

Penso che la situazione di quest'anno sia molto molto triste, da una parte per la location (che spero possa essere meno peggio di quanto viene detta, non avendo idea di come possano averla allestita) dall'altra per la scarsa affluenza degli autori all'AA, che capisco possano essere sfiduciati, ma soprattutto sono poco interessati perché Lucca nelle edizioni precedenti non gli ha ha saputo dimostrare loro quanto ne valesse la pena


Come è andata?

L'AA a Lucca la chiedemmo perché oltre a non esserci per nulla rispetto le fiere USA, non c'era la minima possibilità per un singolo autore di prenotare uno stand, per i prezzi esorbitanti, bisognava sempre associarsi insieme ad altri autori per smezzare le spese. La risposta è stata positiva e la prima edizione aveva pro e contro che potevano benissimo essere o valorizzati o aggiustati... insomma non era tutto da buttare
Come dice Fabio (D'Auria, n.d.b.) io facevo parte di un collettivo, e il regolamento di Lucca prevede che non si possano vendere fumetti nell'A.A., altrimenti si cade nella self area, quella delle autoproduzioni, ecco perché con le Truckers, volendo proporre un fumetto, siamo tornate al Giglio.


Perché non si possono vendere fumetti nell'A.A.?

E' una delle regole imposte da Lucca, non so effettivamente il perché, posso immaginare per non ritrovarsi albi della Panini (per esempio) in un padiglione autoriale oppure, se è autoprodotto, ricadi nelle caratteristiche della self-area...


Quali errori sono stati fatti?

Io penso che Lucca abbia fatto molti errori: non valorizzare l'area, non segnalarla, non pubblicizzandola PRIMA della fiera e quest'anno avendo un atteggiamento forse anche poco corretto (se io pago A non posso avere B, o mi restituisci i soldi o mi dai A). Non pretendo di sapere come organizzano Lucca, ho provato più di una volta a mandare suggerimenti ma è un po' come gridare nell'oceano; ad un certo punto, quando vedo che ogni anno ci sono problemi con l'accredito autori, ogni anno l'AA viene tenuta segreta come fosse un progetto militare, ogni anno so di casini con gli stand delle associazioni e ogni anno c'è un cambio geografico di stand, mi vien da pensare che non è un accanimento contro noi autori, è proprio che c'è un gigante da gestire e o un anno di tempo è troppo poco o sono poche (e non so quanto efficienti) le persone che se ne occupano (non so neanche se queste persone lo fanno stipendiate o nel tempo libero mi sento di criticarle fino ad un certo punto... se le potessi conoscere!). Certo è vero che ormai dovrebbero avere abbastanza esperienza o iniziativa... però io sono convinta che non si può pretendere, bisogna sapere e capire del perché succedono queste situazioni. C'è stato un aumento degli stand, ok, ma sono tutti stand editoriali (Panini, Bonelli) e "alla moda" (area Japan & Co.), non lo critico, ma forse sono stati ampliamenti  giustificati economicamente... poi è solo un mio pensiero. Sta di fatto che le mostre a Palazzo Ducale anche se gratis non sono piene come quegli stand...


E' così dappertutto?

Qui entra il fattore culturale: abbiamo un pubblico che non è abituato a dare un valore equo al nostro lavoro, succede tutti i giorni (succede anche statalmente come hai ricordato tu) non solo alle fiere, ma credo che questo sia un processo lento. Almeno nelle fiere grandi, come Lucca e come (era) Mantova, io personalmente ho riscontrato un atteggiamento positivo di un pubblico interessato e perfettamente conscio del valore del mio lavoro (statisticamente parlando). Poi realtà fieristiche, organizzate benissimo ma più piccole e geograficamente nuove come Ancona Comics, hanno invece un utenza che si trova davanti qualcosa di totalmente sconosciuto e risponde "male", ma è un'educazione che ha bisogno di tempo. In tal senso Terni/Narni hanno sempre fatto un buon lavoro.
Penso che sia questa inesperienza di pubblico che spinge molti degli autori nostrani a non interessarsi all'AA e a preferire andare all'estero, senza capire che è fattibile anche qui dove l'80% dell'utenza economicamente autonoma è il lettore bonelli (che non sa cosa sia un A.A. spesso) e che il restante è in età scolare-universitaria. Io sono fiduciosa, però sulle cose se non ci si lavora,se non ci si investe, non si può pretendere di cambiarle andando altrove... neanche provandoci!
Fare paragoni con l'estero per me è un po' controproducente, nel senso che ok, prendiamo esempio dalle cose buone, ma non possiamo incazzarci se poi non vanno alla stessa maniera, le variabili in gioco che fanno la differenza sono tante, tempistiche, logistiche, culturali, ci si deve impegnare su entrambe i fronti, dall'organizzazione Lucchese all'investimento di noi autori. Fabio decanta i quasi 500 tavoli dell'AA newyorkese, ma è un paragone che non regge...


Perché? Al di là del discorso culturale, non è "solo" che all'estero ci credono da più tempo, per questo sono più avanti?

Assolutamente, siamo noi che abbiamo preso l'esempio da loro, non conosco la storia in tal senso, ma chissà da quanto esiste l'AA nelle fiere oltreoceano; sicuramente dal 2009, la prima volta che ci andai io, quando a NY l'AA era già discretamente grande e c'era qualche autore italiano che poi non ho visto più partecipare in nessuna AA (nè qui nè all'estero); comunque la parola giusta non è "crederci", ma idearla-strutturarla-investirci nei primi anni, poi diventa una realtà consolidata. Poi NY era giovane quell'anno come fiera, ma culturalmente in America c'era già tale concetto e c'era già il pubblico che avrebbe potuto usufruirne... non so se mi sono spiegata.


Tu che farai? Andrai all'A.A. di Lucca?

No, quest'anno no, non dovevo andare proprio a Lucca quest'anno perché mi stò dedicando ad altri progetti di vita personali, però poi con l'uscita dei volumi del Dottore e dell'ultimo di Suicide Risk farò delle signing session agli stand Lion e Bao, arrangiandomi per viaggio ed alloggio... diciamo che non ho in progetto di andare a nessuna A.A. nel prossimo futuro...


In bocca al lupo alla bravissima Elena e... alla prossima puntata di questa telenovela!

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