venerdì 10 novembre 2017

A chi interessano i dati di vendita dei fumetti?

L'altro giorno, mi è capitato di leggere questo pezzo lucidissimo di Marcello Toninelli.
In sintesi, dice diverse cose intelligenti ed in gran parte condivisibili su Mercurio Loi, aggiungendo un interessante excursus sul fumetto "per ragazzi", e parlando anche di dati di vendita e di crisi generalizzata delle serie bonelliane, delle quali parrebbe salvarsi solo (l'ottimo) Dragonero.

Sono un fan di entrambi i personaggi, e spero di continuare ad esserlo ancora a lungo.
Di Mercurio Loi posso solo dire che mi ha stregato dal primo numero, ma sono pienamente conscio della scarsa attitudine commerciale della serie.

Ma questo pezzo di Toninelli è interessante soprattutto per i commenti...



In fondo all'articolo, nel quale si parla anche dei dati di vendita di Tex, interviene Mauro Boselli, scrittore di punta e coordinatore della testata. O, meglio, un "presunto" Mauro Boselli, visto che potrebbe benissimo trattarsi di un fake!

Dando per buono che non ci troviamo di fronte ad un impostore, comincia un battibecco con Toninelli sui reali dati di vendita di Tex: Boselli, da curatore, pretende - e a rigor di logica ha ragione - di saperne di più di chi ha scritto il pezzo, ed enuncia numeri su numeri.

Ora, al di là del casus belli, che interessa poco, questo dibattito sui dati di vendita, che periodicamente torna in voga, è interessante di per sé.

Sicuramente, per il lettore è un argomento voyeuristico, se vogliamo: il fan medio non ha gli strumenti per "capire" i dati di vendita e contestualizzarli. Ma ne è interessato, perché se un fumetto vende molto, lui si sente giustificato a spender soldi per comprarlo: i giornaletti sono intrattenimento, e pure di basso livello. Vogliamo buttarci soldi - per un fruitore medio degli albi Bonelli pure tanti! - se poi "non ne vale la pena"? Sapete quante volte è capitato che un cliente mi abbia chiesto, prima di comprare qualcosa, se vende, o quante altre ho convinto qualcuno a prendere un albo sulla base della motivazione - superato il discorso qualitativo, la trama, i collegamenti con altre cose da lui lette - che "ha venduto tanto"?

Di dati di vendita e della loro "secretazione" abbiamo già parlato in passato.
Soprattutto qui e qui.

Essenzialmente, secondo me, al lettore non devono interessare, almeno non senza contestualizzazione.
Diverso, magari, è se l'editore che ti informa per spingerti ad aiutarlo col passaparola: nei primi anni novanta, ricordo la bellissima - per l'epoca - serie Capitan America & I Vendicatori della Star Comics. Le vendite erano basse, ed il curatore - Marco M. Lupoi - snocciolava i dati nelle "note" della testata, spiegando quale era il punto di pareggio e spronando tutti a fare la loro parte per non farla chiudere.

Per l'addetto è diverso: sapere che una serie è in crescita, o sta calando, o è stabile, può essere utile per impostare politiche di vendita, per seguire un trend. Ci sono mille iniziative da poter prendere, quando gestisci una attività. Vedi Dragonero: i tanti eventi organizzati in negozio, mi hanno portato sicuramente dei lettori...

Quello che continuo a chiedermi, però, è perché non vengano annunciati ufficialmente.
Mi torna sempre in mente quello che dicevo oltre due anni fa...
In effetti, il problema è semplice: nessuno fornisce i propri dati di vendita.Ovviamente, escludo sortite estemporanee di qualche editore sui social, o classifiche dei cataloghi, che lasciano il tempo che trovano, perché elencare i prodotti più venduti, parlando solo di quelli che si hanno in esclusiva, non fornisce alcun dato reale... 
Su cosa si fonda questo comportamento? Su vecchie abitudini, come tutte le odierne regole del "nostro" mercato: "nessuno lo ha mai fatto... perché dovrei iniziare io"?Ma anche sul mors tua vita mea che impazza nel settore: perché devo essere io a fornire, quando gli altri non lo fanno, dati che magari possono aiutare anche i concorrenti a lavorare meglio?Ovvio che smuovere le acque, potrebbe aiutare anche me... ma probabilmente lo farebbe anche col "nemico": quindi, perché cambiare le cose?

L'uscita di Boselli, in merito alla questione, se di Boselli realmente si tratta, è a vuoto.
Un po' come quella per la questione Tex/Deodato Jr: forse uno scrittore - seppur bravissimo - non è necessariamente il miglior supervisore per la serie che scrive egli stesso, e rappresentare in pubblico un editore come la Bonelli è un lavoro che richiede specifiche competenze e capacità.

Ma è anche vero che, se scegli di non dare dati ufficiali, non puoi smentire quello che dicono altri.
Se vuoi farlo, tu editore, fallo nell'unico modo che non ammette repliche: pubblicare i dati di vendita.
Punto.

Il resto è solo chiacchiericcio da bar.

4 commenti:

  1. Io non so nè pretendo di sapere se sia giusto o sbagliato voler sapere i dati di vendita, se sia morbosità voyeuristica (addirittura?) ma so che in tutto il mondo si fanno classifiche (con i numeri) sui i più disparati argomenti, compresi fumetti, libri, film, dischi, prodotti elettronici.

    Quindi mi domando perchè in Italia nel mondo dei fumetti (e dei libri?) c'è questa reticenza che non si trova altrove ?

    C'è qualcosa da nascondere che ad altri invece non interessa ?

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    1. secondo me la risposta è semplicemente quello che dico alla fine.
      per il resto hai ragione.

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  2. Se vuoi i dati di vendita, vieni sul nostro sito (trovi anche le fonti e i link!). Mercurio Loi, secondo fonti ufficiose, è a 9.000 copie.

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